Sempre più di frequente ricevo in studio persone che, per descriversi, iniziano col propormi un lungo elenco di competenze che non hanno: “non sono socievole!”, “non sono un buon compagno!”, “non mi sento all’altezza!”.
Quando poi sposto la loro attenzione su ciò che invece li connota positivamente, ecco che emerge per loro la difficoltà di riconoscersi meriti e competenze.
Siamo davvero capaci a dirci “BRAVO!”?
Da qui nasce la mia riflessione su quanto siamo veramente in grado di dirci “Bravo!”, di notare e complimentarci con noi stessi anche per piccoli risultati, di alimentare autonomamente la nostra autostima senza necessariamente ricorrere al giudizio positivo dell’Altro.
La tendenza infatti è quella di prender in considerazione competenze solo quando è l’Altro a farcele notare, come se il suo giudizio fosse un metro insindacabile di valutazione della nostra persona. Ma non è così!
Indubbiamente le relazioni ed interazioni con gli Altri ci guidano nella ricerca di un “corretto stile relazionale”, ci permettono di discriminare ciò che è socialmente accettabile da ciò che non lo è.
Sarebbe però davvero limitante complimentarci con noi stessi solo quando è qualcun altro a farlo.
Nello specifico mi riferisco non solo a quelle situazioni di bravura universalmente riconosciute (risultato scolastico, promozione lavorativa, conseguimento di un riconoscimento, …), ma anche e soprattutto, a tutte quelle volte in cui la scelta che abbiamo fatto di agire in un determinato modo, ha portato per noi vantaggi e/o meriti.
Quando dirsi “BRAVO!”?
Sono infinite le occasioni quotidiane in cui meritiamo di dirci “Bravo!”, ma troppo spesso evitiamo di farlo in quanto le riteniamo scontate, banali e non meritevoli di chissà quale lode: scegliere di andare a fare una corsa, scegliere di non rispondere ad una futile provocazione, scegliere di esser gentile con un estraneo incontrato al bar, scegliere di reagire ad una situazione in maniera diversa dal solito…..
Non è un caso io abbia utilizzato il verbo SCEGLIERE!
Ogni giorno ed in ogni situazione abbiamo la possibilità e libertà di SCEGLIERE come AGIRE e REAGIRE ad una situazione che ci si propone: se infatti non abbiamo alcun controllo sul presentarsi di certe situazioni, abbiamo però un ventaglio di infiniti modi con cui affrontarle e di dirci “Bravo!” per aver scelto quello che abbiamo ritenuto poter esser il migliore in quel momento.
Capita spesso io dia ai miei pazienti il compito di appuntarsi, su una sorta di diario, le occasioni in cui si sono riconosciuti d’esser stati Bravi: tale esercizio ha la funzione sia di allenare le persone a porre più attenzione ai propri modi di pensare, generando così scelte comportamentali diverse e sia di alimentare un senso di efficacia personale senza dover ricorrere al giudizio dell’Altro.