Uno studente, già pessimista per il suo esame, al momento dell’interrogazione, è agitato e parla con esitazioni e incertezza; rispondendo alle domande si rende conto di non riuscire a spiegarsi come vorrebbe, di conseguenza si agita ancora di più, non riuscendo nemmeno più a rispondere alle domande più facili. Un brutto voto o una bocciatura gli confermerà il cattivo presagio che aveva… e si dirà sfortunato!
Una ragazza è convinta che il fidanzato la lascerà; pur adottando tutte le possibili strategie perché ciò non accada, convinta dell’inevitabilità della rottura, si comporterà come se il ragazzo l’avesse già lasciata e, boicottando inconsapevolmente i suoi stessi tentativi di rappacificazione, si farà lasciare!
Un ragazzo pensa che i suoi compagni di classe lo considerino poco simpatico, e adotta una serie di comportamenti che lo porteranno ad isolarsi dalla classe (es: rifiuta la proposta dei compagni di uscire insieme, rimane in disparte e non parla con gli altri, durante la ricreazione non esce con loro, restando da solo in aula). Questi comportamenti gli confermeranno la convinzione originaria di non essere un tipo simpatico. In realtà è lui stesso che si isola dal gruppo-classe e, di conseguenza, anche i suoi compagni finiranno per coinvolgerlo sempre meno.
Le aspettative che ciascuno ha rispetto ad un evento possono influenzare il comportamento, fino a determinare l’avverarsi o meno di ciò che si pensa (temendolo, o auspicandolo).
Questo fenomeno ha il nome di “profezia che si autoavvera” e si verifica quando il soggetto fa una previsione su come andrà una determinata situazione e poi i fatti confermano la sua previsione.
La profezia che si autoavvera non solo è un fenomeno reale, ma è anche estremamente comune.
Ma come è possibile? Alcune persone, in queste situazioni, affermano “lo dicevo, io”, “me lo sentivo!”, “era ovvio…”.
Quanto di questo è vero? In realtà nella profezia che si autoavvera, l’ipotesi iniziale si realizza per il fatto di essere stata espressa: in pratica, nella maggior parte dei casi, è la persona stessa, che in modo inconsapevole, si comporta in modo che le cose vadano esattamente come aveva preannunciato, ovvero, modifica il suo comportamento in modo tale da causare l’evento ipotizzato, alimentando così la sua convinzione.
Nell’esempio dello studente, una bocciatura non farà altro che aumentare il suo senso di inadeguatezza nello studio e negli esami, così facendo al prossimo esame non si presenterà nemmeno!
La profezia che si autoavvera si compone di tre elementi:
Elementi presenti | Esempio |
una credenza/convinzione consapevole o non consapevole | vengo sempre lasciata dai fidanzati che ho avuto |
un’aspettativa legata a questa convinzione/credenza | anche questo ragazzo mi lascerà |
un comportamento attuato (in modo inconsapevole nella maggior parte delle volte) da questa convinzione/credenza e che finisce poi con il confermarla | gli rispondo seccata ai messaggi e alle chiamate, litighiamo spesso e non mi interessa quello che ha da dirmi, tanto mi lascerà |
Nella realtà quotidiana, questi pensieri si ritrovano in tutte le tipologie di rapporti: amicali, sentimentali e familiari.
Innanzitutto, è importante sottolineare che questi meccanismi di pensiero, finora descritti, non sono di tipo patologico.
A volte vengono attuati, ma senza gravi conseguenze, altre volte invece possono finire per determinare grandi difficoltà, soprattutto legate alla realizzazione di sé e del proprio benessere. In quest’ultimo caso l’intervento di uno psicologo o di uno psicoterapeuta può svolgere un importante ruolo di supporto.
La terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo quello di identificare le credenze/ convinzioni, che mantengono questo ciclo disadattivo, consentendo, mediante la loro modificazione, la creazione da parte del soggetto di nuovi schemi e convinzioni più adattivi e flessibili, mirati al miglioramento del suo benessere e delle sue relazioni con gli altri.