Ti è mai capitato nella vita di fare delle previsioni che poi si sono avverate?
Forse, avrai notato, che a volte sei stato capace di fare delle previsioni davvero molto accurate.
Ad esempio, ti può esser capitato di credere che un progetto a cui stavi lavorando sarebbe andato molto bene e di aver pensato di aver azzeccato le tue previsioni quando è stato accolto positivamente dal tuo capo e dai colleghi. Oppure, di contro, di aspettarti che un discorso che dovevi tenere durante una riunione di lavoro sarebbe andato in maniera disastrosa e quindi, non ti sarai certo sorpreso quando ti sarai trovato a balbettare e a dimenticare quello che stavi per dire e sentirti terribilmente avvilito.
Si potrebbe affermare che questi esempi provano solamente che siamo spesso ben consapevoli delle nostre abilità e difficoltà, ma ci sfugge un’altra variabile che può entrare in gioco in questi casi, ossia l’effetto che le nostre aspettative hanno sul nostro comportamento.
Quando infatti le nostre convinzioni e le nostre aspettative influenzano in qualche modo, a livello inconsapevole, il nostro comportamento, stiamo mettendo in atto quella che viene chiamata profezia che si autoavvera.
Che cos’è la profezia che si autoavvera?
In parole semplici quando ci convinciamo che una cosa accadrà oppure no e iniziamo a comportarci come se fosse già così, in qualche modo aumentiamo le probabilità che andrà proprio come avevamo ipotizzato.
Un esempio molto pratico renderà più chiaro il concetto. Immaginiamo di svegliarci una mattina e di pensare, senza alcun motivo particolare, che sarà una giornata terribile. L’atteggiamento che assumeremo nel corso della giornata potrebbe realizzare la nostra previsione. Potremmo infatti, anche in modo poco consapevole, iniziare a comportarci come se volessimo confermare la nostra convinzione di partenza, ignorando ciò che accade di positivo e amplificando le cose negative, attuando dei comportamenti che difficilmente contribuiranno a rendere la giornata positiva.
Profezie che si autoavverano in campo sociale
ll termine è stato coniato da Robert Merton negli anni sessanta del secolo scorso, il quale studiò il fenomeno in ambito sociologico. Merton era interessato a capire come il fenomeno influiva il pregiudizio e la discriminazione. Notò infatti che le persone che nutrivano dei pregiudizi verso alcune categorie di individui, erano più inclini a trattare questi ultimi in un modo che le portava a confermare i propri pregiudizi.
Ad esempio, coloro che consideravano le persone di colore intellettualmente inferiori evitavano di parlare con loro, non dando loro alcuna possibilità di dimostrare che si sbagliavano. Non sorprende che, quando un intero gruppo di persone viene trattato come se fosse intellettualmente inferiore, non riceve le stesse opportunità offerte agli altri, che gli consentirebbero di acquisire conoscenze e migliorare le proprie capacità. Quando gli individui sono consapevoli che interi gruppi di persone li considerano come “inferiori”, allora le prestazioni medie di quei gruppi saranno inferiori, venendo così a confermare i pregiudizi iniziali.
Profezie che si autoavverano in campo psicologico
In campo psicologico un esempio ben noto di profezia che si autoavvera è l’effetto placebo.
Quest’ultimo si riferisce ai miglioramenti, riscontrati e misurati in alcuni soggetti, nei risultati degli studi scientifici o clinici, anche quando i partecipanti non hanno ricevuto alcun trattamento significativamente efficace.
La convinzione dei partecipanti di assumere comunque una terapia, è in grado di apportare dei cambiamenti positivi negli esiti. Le ricerche che sono state condotte sull’effetto placebo hanno dimostrato quindi che credere qualcosa può essere già di per sé una variabile molto potente.
I cicli delle profezie
Le profezie che si autoavverano possono dar vita a dei cicli di pensiero e di comportamento, sia positivi che negativi. Quando crediamo qualcosa di noi stessi, è più probabile che agiamo in modi che corrispondono alle nostre convinzioni, rafforzando così le nostre convinzioni iniziali e incoraggiando lo stesso comportamento.
Allo stesso modo, quando crediamo qualcosa degli altri, possiamo agire in modi che li incoraggiano a confermare le nostre ipotesi, rafforzando così le nostre convinzioni su di loro.
Facciamo degli esempi:
A livello individuale, quando una persona dubita costantemente della propria capacità di svolgere il proprio lavoro, può inavvertitamente autosabotarsi. Poiché è sicuro che il suo lavoro è scadente, può dedicarci poco tempo e pochi sforzi o evitare di farlo del tutto. Ciò si tradurrà in minor pratica ed esperienza, fattori che renderanno il soggetto ancora meno competente, portandolo a nutrire ancora più dubbi su di sé e a un minore livello di autostima.
A livello di relazioni interpersonali quando intervengono le profezie possiamo identificare i punti seguenti:
- In primo luogo, nutriamo una credenza o una serie di credenze su noi stessi (sono una persona poco interessante che non sa stare con gli altri);
- queste credenze influenzano le nostre azioni nei confronti degli altri, (nelle occasioni sociali me ne sto sempre in disparte, silenzioso, con lo sguardo a terra);
- le nostre azioni nei confronti degli altri, modellate dalle nostre convinzioni su noi stessi, hanno un impatto sulle loro convinzioni su di noi (guardandomi taciturno e in disparte gli altri potrebbero pensare che sono un tipo chiuso e poco socievole);
- le loro convinzioni li spingeranno a comportarsi in modi coerenti con queste ultime, il che rafforzerà le nostre iniziali convinzioni su noi stessi (gli altri tenderanno ad evitarmi, e ciò confermerà la mia convinzione iniziale di persona “poco interessante”).
Il messaggio chiave del fenomeno della profezia che si autoavvera
Ora che sai come le nostre convinzioni e le nostre ipotesi possono influire anche sul nostro comportamento e sul comportamento di coloro che ci circondano, assicurati di tenere a mente questo fenomeno, specialmente nella tua comunicazione con gli altri e nel tuo dialogo interiore.
I pensieri negativi possono condurci a rendere una certa realtà più probabile, ma la buona notizia è che anche con i pensieri positivi può accadere la stessa cosa.
Come diceva infatti lo psicologo William James “è il nostro atteggiamento all’inizio di un compito difficile che più di ogni altra cosa ne influenzerà il buon esito”.