Stiamo rientrando a casa dopo una faticosa giornata di lavoro in cui è successo di tutto. Ci sentiamo stanchi, stressati, con la testa piena di pensieri e l’umore sotto le scarpe. Eppure, appena spingiamo il portone di casa e iniziamo a sentire i profumi del cibo in tavola e vediamo le persone a noi care che ci accolgono con un bacio e un sorriso, nel giro di pochi secondo il nostro umore si rasserena. Dimentichiamo per un attimo tutti i problemi e iniziamo a ridere e scherzare con la famiglia. Abbiamo appena sperimentato una forma di contagio emotivo.
Il contagio emotivo si verifica quando le emozioni e i comportamenti direttamente conseguenti, sperimentati da un certo soggetto, portano a far sperimentare emozioni e comportamenti simili in altre persone.
Esserne consapevoli è molto importante per gestire le proprie emozioni e azioni correlate e per preservare il nostro benessere e quello di chi ci sta accanto.
Ma che cos’è il contagio emotivo?
Quando qualcuno si avvicina a noi con un sorriso abbiamo la tendenza naturale a ricambiare, ci avete mai fatto caso? Allo stesso modo succede se qualcuno si avvicina a noi con un’espressione accigliata, anche noi molto probabilmente tenderemo ad assumere la stessa espressione. Questa naturale tendenza ad imitare sorrisi, smorfie od altre espressioni facciali correlate alle emozioni avviene in pochi millesimi di secondi, senza la nostra consapevolezza. Imitando le espressioni facciali degli altri, possiamo sperimentare come loro si sentono e provare noi stessi emozioni simili.
Contagio emotivo e neuroni specchio
Le prime ricerche sul contagio emotivo sono state condotte negli anni 90 del secolo scorso. I risultati di queste hanno sottolineato come alla base di questo fenomeno ci siano fattori legati al contatto e al mimetismo tra esseri umani. Tra questi fattori sono inclusi i segnali non verbali come il tono della voce, la gestualità e la mimica facciale. La ricerca ha scoperto che tale mimetismo è un fenomeno naturale per gli esseri umani basandosi in parte sull’esistenza dei “neuroni specchio”. Il gruppo di ricerca guidato dal neuroscienziato Giacomo Rizzolati ha scoperto l’esistenza di questo tipo di neuroni nella nostra corteccia cerebrale. I neuroscienziati avevano, durante i loro studi sui primati, già dimostrato che nel cervello delle scimmie si attivavano gli stessi neuroni, sia quando la scimmia afferra un certo oggetto, sia quando guarda un’altra scimmia afferrare lo stesso oggetto. Processi di rispecchiamento simili si verificano anche tra esseri umani.
Ad esempio, quando ti capita di sorridere mentre sei da solo immaginando un’esperienza piacevole, questo accende alcuni neuroni nel tuo cervello. Quando un’altra persona ti sorride, questo accende molti degli stessi neuroni che si sono attivati quando hai sorriso da solo. Questi neuroni specializzati e le loro reti aiutano a spiegare come gli esseri umani possono “rispecchiarsi” l’uno con l’altro, rispecchiando anche le proprie emozioni.
Rispecchiare e poi diffondere emozioni positive o negative ha moltissime implicazioni nella vita quotidiana e lavorativa. Uno studio di Petitta e colleghi (2019) sulla sicurezza sul posto di lavoro ha evidenziato come il contagio emotivo di emozioni negative come la rabbia, porti a più errori cognitivi e incidenti. Il contagio emotivo positivo ha portato invece a risultati opposti. Immaginiamo quindi i potenziali effetti benefici di un capo di un’azienda che è solito sorridere spesso ed è generalmente gentile e positivo nei confronti dei suoi dipendenti. In tal modo inspirerà sentimenti positivi in tutta la sua forza lavoro. Allo stesso modo un capo scontroso e sempre accigliato ispirerà sentimenti di rabbia e ostilità tra i suoi dipendenti, dando vita ad un esempio di contagio emotivo negativo.
Contagio emotivo ed empatia
Dobbiamo distinguere il fenomeno del contagio emotivo dall’empatia. Il contagio emotivo tende a farci connettere profondamente con gli altri con il rischio però che ci sintonizziamo troppo con il loro tono emotivo fino a “fonderci”. L’empatia, intesa come la capacità di sintonizzarsi con gli stati d’animo e le situazioni di un’altra persona, implica invece individuazione e autonomia. Infatti, per essere empatici, è necessario mettersi nei panni dell’altro, sentire ciò che la persona sta provando ma anche mantenere l’autonomia necessaria per relazionarsi e potenzialmente aiutare l’altra persona.
Pertanto, gli stati emotivi come l’empatia richiedono una certa distanza psicologica da parte della persona che li vive, una distanza psicologica che spesso manca nel contagio emotivo.
Alcuni suggerimenti per un contagio emotivo “positivo”
Cosa possiamo fare in pratica per agevolarlo?
- Prova ad assumere il ruolo di “stimolatore emotivo positivo” per gli altri sul tuo luogo di lavoro. Ciò significa offrire loro almeno tre aspetti positivi (sotto forma di sorrisi, feedback positivi, congratulazioni, ecc.) per ogni aspetto negativo che ti capita di sperimentare o ricevere, sia che si tratti di critiche, sarcasmo, frecciatine ecc. Come ha dimostrato la ricerca, tale positività è contagiosa ed è un efficace antidoto alla circolazione di emozioni negative come frustrazione o risentimento;
- Cerca di porre attenzione a come ti poni con i componenti della tua famiglia. Spesso, rispondere ad un’espressione corrucciata o preoccupata di una persona cara con un sorriso e con un tono calmo e pacato farà sentire quella persona già più distesa e accolta. Ciò favorirà la sua apertura e vi predisporrà meglio alla comunicazione verbale successiva;
- Poni attenzione anche a come sei solito relazionarti con il personale che eroga servizi (camerieri, impiegati, autisti ecc). Ad esempio, quando ti capiterà di uscire a cena la prossima volta, prova a sorridere al cameriere e dì “grazie” più volte. Vedere una persona genuinamente cordiale e gentile predisporrà, chi lavora in quel momento per noi, ad uno stato d’animo già più sereno.
Il messaggio chiave
Abbiamo visto come il contagio emotivo, qualora venga realizzato su emozioni positive, possa essere un elemento importante e funzionale nei contesti quotidiani e lavorativi. Diffondere stati emotivi positivi è pertanto un imperativo per la salute delle organizzazioni e dei loro membri.
Ricordarci di porre attenzione a mettere in atto piccoli cambiamenti nel modo in cui ci relazioniamo agli altri (sorrisi, feedback positivi, parole e toni cordiali) può essere un efficace antidoto ad emozioni negative ed una medicina davvero semplice e rapida per fare la differenza. Ricordiamocene la prossima volta che incrociamo il viso corrucciato della persona che amiamo o del nostro collega di lavoro!