L’articolo precedente riguardava il fenomeno della “profezia che si autoavvera”, quando il soggetto fa una previsione su come andrà una determinata situazione e poi i fatti confermano la sua previsione.
È stata inquadrata in una ottica “negativa”, con esempi di bocciature e di rapporti sentimentali interrotti, ma se si prendesse in considerazione la “profezia che si autoavvera” in modo positivo? Guardando cioè ad un suo possibile lato positivo, senza però appellarsi alla sfortuna o alla fortuna?
Lo psicologo inglese, Richard Wiseman, si è interessato all’argomento, sostenendo che a volte, piuttosto che la fortuna, si dovrebbe tenere presente l’atteggiamento mentale adottato dal soggetto.
Esperimento
In un suo esperimento, il dott. Wiseman assegnò lo stesso compito a due gruppi di persone, che avrebbero dovuto contare le immagini presenti in una rivista. Il primo gruppo di 200 di persone si considerava “fortunato”, mentre il secondo gruppo, sempre di 200 persone, si considerava “sfortunato”.
Il risultato fu molto interessante, chi si riteneva fortunato portò a termine il compito più in fretta, ma non perché avesse contato più velocemente, bensì perché aveva notato nella prima pagina della rivista la scritta, a caratteri cubitali, “smetti di contare, ci sono 43 foto in questa rivista”.
Chi, invece, si riteneva sfortunato, aveva posto tutta la sua attenzione a contare le immagini, perdendo di vista il suggerimento.
Dunque cosa è possibile dedurre dai risultati di questo esperimento concernente l’atteggiamento mentale dei soggetti?
È evidente che essere positivi porta a cogliere le opportunità e avere maggiori successi nella vita, superando le difficoltà con più armonia. Molto spesso queste persone si dicono fortunate, ma in realtà ciò che hanno ottenuto dipende soprattutto dalla loro modalità di pensiero propositiva.
E per il gruppo degli “sfortunati”?
I soggetti appartenenti al gruppo dei cosiddetti sfortunati, a cui era stato dedicato l’articolo precedente, lasciano che le loro convinzioni negative influenzino sé, stessi, gli altri e il mondo che li circonda.
Mantenendo e ripetendo questo ciclo disadattivo, considerano sempre “tutto negativo” e restano nella convinzione “sbaglio sempre io”, due pensieri che impediranno loro il raggiungimento di traguardi importanti.
La fortuna esiste?
Sicuramente non si possono negare gli eventi sfortunati o fortunati casuali e indipendenti dalle nostre azioni, ma, in alcune situazioni, la fortuna e la sfortuna sono strettamente dipendenti dal modo in cui si pensa, si agisce e dalle aspettative che ciascuno ha.
In sintesi il dott. Wiseman, conclude che “la fortuna e la sfortuna non sono predestinazioni di ognuno di noi, piuttosto le conseguenze di un atteggiamento che abbiamo nei confronti di noi stessi e della vita”
Nella quotidianità ci confrontiamo tutti con un vero e proprio culto della lamentela e della cattiva sorte; ci si lamenta per tutto “qui faccio tutto io, nessuno mi aiuta”, “sono sempre io che mi impegno nelle cose, gli altri non fanno nulla”…Sono sempre sfortunato, mai che me ne andasse bene una….
Il rischio più grave nel restare nel proprio circolo vizioso di passività, consiste nel non accorgersi delle opportunità circostanti. Come il gruppo “sfortunato” di Wiseman si trascurano gli indizi che possono condurre ad una soluzione positiva dei problemi, concentrandosi soltanto sulle proprie convinzioni preconcette.