Esattamente un anno fa tutti, indistintamente, ci siamo trovati costretti a cambiare: cambiare routine, abitudini e modalità di lavoro, cambiare il nostro modo di comunicare ed interagire con amici e parenti, di approcciarci con la scuola e con tutti gli altri enti di formazione. Ci siamo ritrovati persino a dover cambiare i nostri hobby e le nostre passioni, o ad imparare a fare cose nuove per necessità, una necessità alla quale abbiamo aderito con spirito combattivo sapendo che sarebbe stata una condizione temporanea, “qualche mese e poi torneremo come prima”.
“Andrà tutto bene” è stato un mantra che ci ha tenuto compagnia per qualche mese, poi abbiamo iniziato a non crederci più fino in fondo, abbiamo tolto dai nostri balconi il disegno dell’arcobaleno che lo accompagnava lasciandoli con un vuoto che speravamo di riempire con una rinnovata normalità, ed invece….
Ed invece, ad un anno esatto dall’inizio della pandemia, pervade un senso forte di ATTESA: tantissime persone sono in attesa di poter tornare a lavorare, altre di poter tornare ad abbracciare amici e parenti lontani, altre ancora attendono che tutto torni esattamente come prima della pandemia.
Ciascuno di noi sta attendendo qualcosa delegando a quest’attesa la responsabilità di migliorare la propria condizione di benessere ma, nel frattempo, cosa abbiamo fatto per noi stessi e per la nostra serenità in questo ultimo anno?
Tante volte l’attesa diventa un pretesto per rimandare, posticipare o non prendere in considerazione, quante volte abbiamo detto “appena tutto questo finirà, farò….vedrò….cercherò….cambierò…”, ma intanto il tempo passa e come ho cercato di migliorare la mia attuale situazione?
Riconosco che tante delle idee che possono venirci in mente, ad oggi non hanno ancora possibilità d’attuazione, eppure tante altre si ma solo se disposti a metterci in gioco, a dirci “perché no!” ed a cogliere quelle piccole possibilità che lo stato attuale delle cose ci presenta.
La possibilità che diamo a noi stessi di non lasciarci sopraffare dallo sconforto della condizione che stiamo vivendo ha un nome ed è una risorsa presente in ciascuno di noi, anche se a volte non ne siamo del tutto consapevoli: si chiama RESILIENZA.
Da definizione per Resilienza si intende “la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva e produttiva la propria vita, dopo aver subìto eventi particolarmente negativi e traumatici”, ciò non significa assumere un atteggiamento eccessivamente ottimistico anzi, significa mantenere un atteggiamento realistico che permetta di adattarsi alla realtà in maniera consapevole. Questo adattamento dovrebbe quindi essere effettuato in modo da considerare gli eventi negativi come opportunità da sfruttare e da cui trarre spunti utili per la propria crescita personale e per migliorare la propria vita e non come minacce sotto le quali soccombere o come condizioni non modificabili.
Se dunque alle domande che ho posto nell’articolo, senti di non aver dato risposte soddisfacenti per la tua qualità di vita, utilizzale come spunto per iniziare ad attivare la tua resilienza interna, inizia a familiarizzare con l’idea che la tua serenità e benessere non dipendono unicamente dalla realtà esterna che ti circonda ma che anche tu hai un ruolo attivo e fondamentale per ottimizzare al meglio lo scorrere di un tempo di attesa la cui fine, inevitabilmente, è ancora incerta.
Per un approfondimento puoi leggere https://www.centroterapiacognitivak23.com/quando-tornare-alla-normalita-fa-paura/ o anche https://www.centroterapiacognitivak23.com/esser-single-in-epoca-covid-3-miti-da-sfatare/