Alla base di una buona autostima c’è la piena accettazione di sé per ciò che si è e per ciò che si sa fare, un concetto di valore della propria persona a 360 gradi: “valgo perché esisto”.
Oltre al concetto di valore per avere una buona autostima è importante sentirsi e percepirsi degni di amore e competenti, saper vivere relazioni centrate sull’interdipendenza e sentirsi padroni della propria vita che si traduce in qualche modo in sentirsi artefici del proprio destino.
Mentre una persona con una buona autostima, nonostante i propri difetti e debolezze non vorrebbe essere diversa da come è, la persona con bassa autostima non è mai soddisfatta di se stessa e pertanto non si accetta per quello che è ma solo per quello che vorrebbe essere.
Da qui si innesca una discrepanza tra il sé percepito, ovvero la visione obiettiva dei propri limiti e possibilità e il sé idealizzato, che corrisponde alla persona che vorrebbe essere. Più è grande questo gap e più siamo infelici. Quando siamo infelici e insoddisfatti di noi stessi, commettiamo l’errore di pensare che non si può sbagliare, diventiamo sempre più intolleranti fino ad avere pensieri come “valgo se ho” oppure “valgo se faccio bene”, che sono deleteri, perché attribuiscono un giudizio di valore alla persona, quando invece si tratta di un comportamento sbagliato oppure un errore commesso. Il giudizio deve essere limitato a ciò che si fa, non deve intaccare la propria persona!
Non potremmo mai essere felici se, anziché accettarci per quello che siamo, siamo ossessionati dal dover corrispondere alle aspettative altrui. Tutte le volte che per adeguarci agli altri ci allontaniamo dalle nostre convinzioni e dai nostri desideri, tutte le volte che dimentichiamo le nostre intenzioni, abbiamo perduto ogni possibilità di stimarci in quanto persone uniche e irrepetibili. Unicità che non è adeguamento agli altri ma che è fedeltà verso se stessi.
Accettarsi non significa non fare nulla per migliorarsi o passivizzarsi “perché andiamo comunque bene”, ma significa esaltare la propria individualità senza vincolarci ad un modello, significa apprezzarci per quello che siamo tenendo conto dei nostri punti di forza e debolezza, significa agire coerentemente con quello che pensiamo senza dover diventare iper-servizievoli o iper-disponibili.
Accettarsi significa anche coltivare un sano egoismo, che non vuol dire fregarsene degli altri, ma neppure che dobbiamo sempre privilegiare gli altri per elemosinare la loro stima.
Il primo impegno che dobbiamo onorare è nei confronti di noi stessi.
4 passi per lavorare sull’autostima:
- Ti capita di avere uno di questi pensieri? (come ad esempio “se dico no l’altro si sentirà ferito”, “l’altro potrebbe abbandonarmi”, “l’altro potrebbe rifiutare la mia collaborazione”, “mi sento in colpa se l’atro ci rimane male”)
- Se sì, ripensando a questi pensieri che emozione provi? Che sensazioni fisiche senti nel corpo?
- Che cosa fai? Come ti comporti?
- L’azione che hai messo in campo è funzionale per te? Ne trai vantaggio? Quali sono le conseguenze di queste azioni?
Riflettendo su questi 4 quesiti ti accorgerai che il nostro comportamento e l’emozione che proviamo in determinate circostanze sono il frutto dei nostri pensieri. Se proviamo a vedere la stessa situazione con una lente diversa ci accorgeremo che pensieri diversi generano emozioni e comportamenti diversi. Tutto ha un senso e tutto è collegato!
Nessuno ti obbliga a rivivere le stesse situazioni, ti potresti a volte sentire in trappola di un meccanismo che tende a ripetersi sempre uguale a se stesso, un ciclo disfunzionale che sembra non avere una fine. Ma se ne può uscire se sai come farlo!