In questo periodo sto ricevendo diverse richieste di colloqui da parte di genitori in difficoltà. Il motivo è il vedere i propri figli adolescenti in crisi, non sereni, apatici e svogliati rispetto anche alle uscite con amici.
Aggiungono anche episodi in cui il proprio figlio ha manifestato stati d’ansia mai provati prima e questo li spaventa molto.
Frasi come “è sempre stato un ragazzo allegro!”, oppure “se l’è sempre cavata in tutto!” rientrano tra quelle maggiormente riportate. I genitori infatti accusano il cambiamento del figlio come un campanello d’allarme ma non sempre è così o non necessariamente è qualcosa di cui preoccuparsi.
COSA STA SUCCEDENDO AGLI ADOLESCENTI IN CRISI?
I nostri adolescenti in crisi fanno parte della Generazione Fast, del tutto e subito e dell’andar veloce. Sulla scia di questo hanno spesso vissuto situazioni, stati d’animo ed emozioni in maniera poco consapevole: poche volte si sono infatti “fermarti ad ascoltarsi” ed elaborare i loro vissuti.
La pandemia invece li ha costretti a farlo, anche se non in maniera consapevole. L’esperienza del primo lockdown risale ad un anno e mezzo fa, ma gli effetti di quella esperienza si stanno affacciando ora, soprattutto nei ragazzi. Da molti quella situazione è stata vissuta come estemporanea, come una condizione da subìre ma che ben poco avrebbe lasciato in termini di implicazioni emotive, salvo se direttamente coinvolti in lutti o esperienze traumatiche. Ciò ha fatto sì che alcuni l’abbiano vissuta ed elaborata con i soliti strumenti della Generazione Fast e dell’andar veloce, andar oltre.
Per un periodo, questi strumenti si son dimostrati efficaci, ma ora qualcosa non sta funzionando come prima. Da qui, per alcuni, i primi sintomi d’ansia, il percepirsi diversi da prima senza coglierne il motivo e l’avvio di circoli viziosi di pensieri disfunzionali.
I ragazzi si stanno accorgendo di esser cambiati rispetto a prima, tenendo poco in considerazione sia un’evoluzione fisiologica, sia gli effetti della pandemia.
In studio questi ragazzi mi riferiscono d’aver affrontato senza problemi, situazioni traumatiche ben più gravi ed oggi, invece, faticano anche ad accettare di uscire con gli amici. Il punto è proprio questo: confondono il superamento di un evento “senza problemi”, con l’averlo realmente elaborato emotivamente.
Il lockdown ha imposto uno STOP che ha favorito inevitabili introspezioni, il riaffiorare di emozioni alle quali non era stata concessa espressione (proprio perché tutto dev’esser Fast) e lo spavento di scoprire stati d’animo finora mai provati.
COME AIUTARLI?
Ci si sente cambiati ed inspiegabilmente più fragili e ciò spaventa. In questo i genitori potrebbero supportare i ragazzi nel normalizzare le sensazioni provate dai figli, riducendone il livello di ansia. Alcuni incontri di supporto psicologico potrebbero poi aiutare i ragazzi a rievocare quelle emozioni soffocate dando loro espressione e voce nuova.
In altri casi poi, potrebbe esser d’aiuto fornire a questa Generazione Fast, strumenti nuovi ed adeguati ad affrontare l’imprevedibilità di un mondo che non conosciamo più e che, come tale, dobbiamo imparare a guardare con occhi diversi.