Il sentirsi soli e la paura della solitudine è qualcosa di molto presente, più di quanto si pensi. Queste due dimensioni non sono sempre concomitanti. Quindi possiamo sentirci soli e stare bene in questa solitudine o sentirci soli e averne paura. Una condizione così angosciante che ci spinge a cercare una qualsiasi attività che ci possa distrarre da questo insostenibile peso.
La paura della solitudine o autofobia
La paura della solitudine (autofobia) è una paura arcaica che si fonda nelle primissime relazioni con le nostre figure di attaccamento. Queste figure sono per lo più i genitori. Le persone per noi significative che sin da piccoli si sono occupate di noi. Se sin da piccolissimi abbiamo instaurato una relazione di attaccamento sicura con i nostri genitori, da adulti non abbiamo paura della solitudine. Viviamo quindi lo stare da soli anche come un’opportunità e il sentirci soli come uno stato dell’essere transitorio, quindi non preoccupante. Affinché questo tipo di relazione si possa instaurare occorre avere genitori a loro volta sicuri, stabili, coerenti, affidabili, sensibili e sintonizzati alle nostre richieste.
La paura della solitudine nell’attaccamento insicuro
Si crea una relazione di attaccamento a prescindere dal senso di sicurezza sperimentato dal bambino. Questo perché è di vitale importanza per la sopravvivenza. Quindi se un genitore è imprevedibile, caotico, inaffidabile, insensibile nel cogliere le richieste del piccolo e non sintonizzato sui suoi bisogni si instaurerà nel bambino un attaccamento di tipo insicuro. Da adulto quel bambino, oltre ad essere più vulnerabile verso tutta la psicopatologia, coltiverà la paura della solitudine. Paura già avvertita sin da piccolissimo con i suoi genitori e collegata alla minaccia per la sua sopravvivenza.
Non è raro, trovare in questa tipologia di persone il timore del tempo che passa. Quindi il dover sfruttare ogni secondo della propria vita al meglio, divenendo anche molto esigenti con se stessi; così come una non accettazione dell’invecchiamento e la paura di morire.
Quindi un’insicurezza profonda per la propria sopravvivenza sperimentata da bambino andrà a condizionare in maniera considerevole il resto dell’esistenza. Per lo più in maniera inconsapevole.
Come riconoscere la paura della solitudine in 10 passi. Cosa farà la persona che ha paura della solitudine?
- Si circonderà di persone, per lo più conoscenze, che gli darà l’impressione di non essere solo. Anche se non è raro sperimentare quella sensazione di sentirsi soli anche in mezzo alle altre persone.
- Si impegnerà in situazioni sentimentali stabili per avere la sicurezza di non rimanere solo. E al tempo stesso, può lasciare aperte delle porte verso altre/i partner.
- Qualora una relazione dovesse finire farà di tutto per riconquistare il/la partner o trovarsi subito un’alternativa. Il cosiddetto “chiodo scaccia chiodo”.
- Cercherà di riempire l’agenda, a costo di sovraccaricarsi di impegni, pur di non aver buchi in cui ritrovarsi solo con se stesso.
- Quando si troverà da solo a casa metterà un sottofondo musicale di accompagnamento, che sia la radio o la tv sempre accesa, anche se in compagnia di altri.
- Possono essere presenti tutta una serie di paure concrete, come ad esempio, la paura dei ladri o la paura di dormire di notte da soli.
- Difficoltà a svolgere un’attività solitaria o la sensazione che quando si è soli il tempo non passi mai.
- Può manifestarsi anche nella tendenza a parlare molto e a riempire tutte le pause durante la conversazione.
- A volte può essere presente anche l‘ansia da separazione. Essa può esprimersi in una difficoltà ad intrattenere rapporti con le persone in assenza di una figura di riferimento, che da adulti può essere il proprio partner.
- Timori riguardanti il non essere apprezzati, non essere amati, essere invisibili o rifiutati.
Conclusione
Non occorre che siano presenti tutti questi punti per avere la paura della solitudine. Questi sono solo alcuni degli aspetti più tipici. Ognuno poi in base alla propria storia di vita e i propri vissuti può averne alcuni o altri ancora che non rientrano tra quelli citati.
Questo tipo di paura il più delle volte si presenta molto ben nascosta dal nostro sguardo. Inoltre è un tema nucleare di molti disturbi d’ansia, tra cui la fobia sociale; dei disturbi di personalità, in particolare nella personalità dipendente e borderline; dei disturbi dissociativi e depressivi. Oltre che nella psicopatologia conclamata può trovarsi ben rappresentata anche nella popolazione per così dire “normale”. Non è quindi da prendere sotto gamba.
Per un approfondimento sugli effetti psicologici dell’isolamento in epoca di covid puoi leggere https://www.psicologi-italia.it/psicologo/sara-appoloni/web/articolo-3339.html