È arrivata l’estate e con il caldo e la bella stagione stanno per sopraggiungere anche le tanto desiderate ferie. Finalmente si potrebbe dire ma, per alcune persone, donne ma non solo, le vacanze vengono associate ad un particolare momento in cui ci si preoccupa molto. Questo periodo corrisponde a quella fase dell’anno in cui si inizia a pensare a quando si sarà in spiaggia e ci si metterà in costume … e per alcuni, questa immagine fa già salire l’ansia.
Quando nasce la “prova costume”?
La così detta “prova costume” è un fenomeno della seconda metà del secolo scorso. L’andare al mare, come lo intendiamo oggi è un fenomeno molto tardo. Negli anni 20 andavano in vacanza, al mare, solo le classi più abbienti e le signore si immergevano in acqua vestite. La classe media, gli impiegati e gli operai iniziano ad andare in ferie nelle località balneari solo a partire dagli anni 50 e 60. Le classi più povere, mezzadri e contadini invece, lavoravano di più nei campi proprio durante i mesi estivi, per la trebbiatura dei cereali. Le donne, nelle prime decadi del 900 dovevano avere la pelle chiara, indice di signorilità e di appartenenza alle classi più abbienti.
Solo le contadine, proprio perché lavoravano nei campi e prendevano tanto sole, avevano la pelle “abbronzata”. La pelle scura era il segno che si apparteneva alle classi più povere e per questo le donne cercavano di proteggersi dai raggi solari, ed impiegavano ciprie chiare e varichina per sbiancare la propria pelle.
Con il boom del fenomeno socio-culturale della “vacanza al mare” le signore iniziano a mettere in mostra il proprio corpo, con costumi che diventano via via sempre più striminziti. L’esigenza di mostrare in spiaggia un corpo tonico, in forma, “perfetto”, diventa sempre più impellente. A partire soprattutto dagli anni 70, con l’esplosione delle diete e dell’aerobica, le donne iniziano a spendere tempo, soldi ed energia, per tentare di sentirsi “a posto” e a proprio agio indossando i costumi estivi, nella maggior parte dei casi con risultati non così buoni.
La prova costume … che stress! I pensieri che non aiutano
L’ansia da “prova costume” è un fenomeno molto comune, sperimentato largamente, ma può essere anche difficile ammetterlo, in quanto considerato banale da alcuni di noi. Tuttavia ci sarà capitato frequentemente di ascoltare alcuni pensieri di amici o conoscenti (o anche i nostri) che potrebbero essere così riassunti:
- “Tutti noteranno la mia pancia e la mia cellulite”
- “Gli atri sono in perfetta forma e io no”
- “Le mie cosce sono davvero grosse”
- “Devo perdere un po’ di peso prima della prova costume”
Questi pensieri, che sono alla base di vissuti spiacevoli come imbarazzo e vergogna ci possono portare a vivere il momento di godersi il sole in spiaggia con molta ansia.
Nei casi più gravi, soprattutto quando ci sono alterazioni nella percezione del proprio corpo e valutazioni eccesive delle forme e del peso, possono condurre a condotte di ritiro ed evitamento. Si può scegliere di nascondere il proprio corpo o addirittura di rifiutarsi di recarsi in spiaggia.
La prova costume … che stress! Proviamo a cambiare i nostri pensieri
Alla base della vergogna e dell’imbarazzo troviamo spesso il timore del giudizio degli altri. La paura di essere esposti a critiche, commenti sprezzanti, o sguardi di disapprovazione, sono tutti aspetti che, in situazioni sociali, possono condurci al timore di “mostrarci agli altri”. Alla base c’è la paura di essere esclusi dal gruppo, di essere rifiutati e il desiderio di fare bella figura apparendo in un “certo modo”.
Consapevoli di ciò, provando a cambiare il nostro modo di valutare alcuni aspetti, possiamo anche mitigare alcune emozioni. Vediamo insieme modalità più funzionali per sostituire i pensieri che non ci aiutano elencati sopra:
- “Tutti noteranno la mia pancia e la mia cellulite”: Chi sono questi “tutti”? Il bagnino? I bambini che giocano spensierati con secchielli e palette? I due vecchietti che si raccontano del nuovo negozio di alimentari aperto sotto casa? O le due amiche che si stanno confessando le rispettive nuove “cotte”? A volte possiamo avere l’impressione che tutte le persone presenti in un determinato luogo abbiano gli occhi puntati su di noi, ma questo non corrisponde alla realtà. La maggior parte delle volte, le persone, dirigono la propria attenzione verso altro, soprattutto quello che stanno facendo o quello che stanno pensando. La nostra convinzione di avere “un difetto” ce lo fa tenere costantemente nella nostra sfera attentiva. Questo fa si che diventiamo sensibili nei confronti di esso e facciamo l’errore cognitivo di pensare che la mente degli altri si concentri sullo stesso. Ma siamo sicuri che tutta la spiaggia, per tutta la durata della nostra permanenza, si concentri proprio su di noi e sul nostro corpo?
- “Gli atri sono in perfetta forma e io no”: Talvolta facciamo degli errori anche quando facciamo confronti con il corpo degli altri. Chi sono gli altri anche questa volta? Soprattutto nel campo dei disturbi alimentari le ricerche ci dimostrano come le ragazze affette da bulimia o anoressia facciano confronti impari. Tendono cioè a confrontarsi con donne più giovani, opzionando solo un microgruppo di “selezionate” rispetto a tutta la categoria “donne”. La prossima volta che mettiamo in atto un confronto fermiamoci un attimo e pensiamo … Con chi lo sto mettendo in atto? Fermiamoci a guardare invece le donne della nostra età e cerchiamo di notarle tutte. Potremmo in realtà accorgerci che la maggior parte di loro avrà i nostri “presunti difetti”: poco tono muscolare, cellulite, rotolini ecc. ecc.. In tal modo ridimensioneremo la presunta idea che “tutti gli altri sono al top”.
- “Le mie cosce sono davvero grosse”: lo sapete che concentrarsi su una singola parte del corpo, così come su di un presunto difetto, non fa altro che amplificarlo?. Gli studi nel campo delle fobie ci documentano come le persone affette dalla paura dei ragni tendano a sovrastimare la loro grandezza rispetto a chi non ne ha paura. Questo accade perché si concentrano solo su di essi e perdono di vista il metro di paragone con l’ambiente circostante che ne ridimensiona le proporzioni. Concentrarci quindi solo su di una specifica parte del nostro corpo, quella proprio che più non ci piace o che giudichiamo peggiore, non farà altro che farcela considerare, ai nostri occhi, come più grande rispetto a quello che non è. Vi è mai capitato di focalizzare la vostra attenzione su di un neo o su di un piccolo brufolo? Dopo un po’ sembreranno enormi. Il nostro corpo non è a compartimenti stagni ma è l’insieme di tante parti, alcune che apprezziamo di più, altre di meno. Tutte contribuiscono alla nostra armonia e al nostro equilibrio.
- “Devo perdere un po’ di peso prima della prova costume”. E chi lo dice che se perdiamo un chilo o due poi ci sentiremo più a nostro agio? Quanto peso devo perdere per sentirmi ok? E se perdo massa magra invece della grassa? E se non faccio in tempo per l’inizio delle vacanze con le amiche? Sarà un disastro!. Come stiamo vedendo l’imperativo di perdere del peso prima della prova costume può condurre a tutta una serie di pensieri disfunzionali, di condotte alimentari e comportamentali che non ci aiutano a stare bene con noi stessi. Se questi pensieri diventano eccessivi, ci concentriamo su di essi la maggior parte del giorno, ci portano a restringere di molto la nostra alimentazione e notiamo che stiamo perdendo il controllo, fermiamoci un attimo. In questi casi, quando notiamo che questi fattori hanno il potere di influenzare di molto il nostro umore a discapito di altre cose per noi importanti, non esitiamo a chiedere aiuto.
Il supporto di uno psicologo, di un nutrizionista, che ci aiutino a capire alcuni meccanismo è fondamentale, prima che possano rafforzarsi altri pattern comportamentali che ci porteranno a perdere il nostro benessere fisico e psicologico.
Il messaggio chiave
In questo articolo abbiamo visto come il fenomeno della “prova costume” sia frutto dell’epoca moderna e che porti molte donne e uomini a spendere tempo, soldi ed energia a causa di esso. Tuttavia spesso, dietro quest’ultimo, risiede la paura del giudizio degli altri, della critica e la voglia di essere “in forma” per essere accettati nel gruppo e sentirsi “ok”.
Alla base ci sono spesso alcuni pensieri che abbiamo sottolineato essere molto comuni, i quali ci provocano vergogna ed imbarazzo e che non ci aiutano ad affrontare alcune situazioni. Affrontare questi pensieri “distorti” e ricordarci come alla base ci siano anche degli “errori di pensiero” ci sarà d’aiuto per affrontare meglio le stesse situazioni. E la prossima volta … proviamo a mettere il costume e concentriamo la nostra attenzione invece sul mare, sul sole e sulla persona con la quale stiamo condividendo la giornata in spiaggia! E notiamo la differenza … Buona estate!